Inizio anni ’90, lo Stato viene posto sotto assedio. La nuova legge prevede, fra altre importanti norme, il carcere duro ai mafiosi, il sequestro dei beni e l’attenuazione della pena per i collaboratori di giustizia. Questa normativa non piace alla Cupola che, in una lunghissima e tormentata riunione dei più influenti capimafia, decide la linea dura. Da quel momento in poi si scatena una guerra allo Stato, senza alcuna esclusione di colpi divenendo, ben presto, una tragedia nazionale. Cosa Nostra sta per vincere, usa la corruzione e la complicità di politici, poliziotti e magistrati “amici”. Si apre una trattativa segreta fra Stato e Mafia, ma quando questa pone le proprie condizioni, esse appaiono pesanti e inaccettabili ma, oramai, lo Stato è reso inerme e battuto.
Solo pochi uomini e donne rimangono sul campo a combattere una guerra che, a questo punto, appare perduta. Fanno parte di una squadra d’elite, vengono chiamati Lupi perché si muovono in simbiosi, seguono le tracce come delle belve feroci assetate di sangue e di carne, fino a colpire la preda quando nemmeno se lo aspetta. Sono Lupi, e come tali vengono considerati un branco; un unico e affiatato branco. Questa è la storia particolare di uno di loro, il commissario Matteo Alfonsi e quella di altri uomini e donne straordinari.
È la storia della squadra Antimafia e dei… Lupi di Palermo.
La I edizione del romanzo è del 2013, ha venduto circa 3.500 copie in volume e 1.500 eBook. Ad aprile 2016 è stata prevista la II edizione.
In una villa isolata, in un luogo imprecisato, tutto è pronto. Gli ospiti iniziano ad arrivare, scortati da un esercito personale. Sono i capi dei capi, coloro che formano la Cupola, il vertice che governa gli interessi e le attività criminali di Cosa Nostra.
Nel salone principale è apparecchiato un buffet di prodotti tipici siciliani con ogni ben di Dio, dagli antipasti di pesce ai dolci, tra cui i cannoli e la cassata. Prima si mangia, poi si parla d’affari. Terminato il ricco pasto, ognuno sa con esattezza dove e quando sedersi. Tore Carrisi è il primo a prendere posto, gli altri lo seguono. Non si accomodano prima di lui per rispetto all’incontrastato leader assoluto.
Carrisi è chiamato la Bestia per via della sua propensione agli omicidi violenti. Ha sempre voluto che le uccisioni di suo riferimento fossero plateali. Non ha mai fatto sparire i corpi, ma li ha sempre esposti al pubblico ludibrio, anche e soprattutto dei familiari delle vittime. Come un monito o, peggio, una firma indelebile, chiara e certa. Gli altri capi non lo amano, ma è troppo forte perché si possano opporre. Almeno fino a quando non si candiderà qualcun altro più potente di Carrisi, e in molti attendono che arrivi il momento di un cambio di rotta. Fino ad allora è meglio evitare di andargli contro.
L’argomento in discussione è serio, vitale per gli equilibri interni e per il futuro di Cosa Nostra: le nuove norme antimafia previste dal Governo. Come fosse una convention qualsiasi, Carrisi illustra gli effetti devastanti che tale norma potrebbe creare alle famiglie, tutti concordano di reagire con fermezza, trovare una soluzione al problema e, soprattutto, di farlo in fretta. Carcere duro, pentiti e sequestri preventivi, sono questi gli argomenti più ostici. Maggiori poteri a giudici e poliziotti, quelli, invece, i più preoccupanti.
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