A.D. 1575.
Immaginate una storia d’amore che abbia per scena lo studio di un pittore e per protagonisti il maestro e la sua modella. Nulla di singolare direte, la solita storia. Ma, aspettate. Dovete sapere, infatti, che accanto ai due c’è un terzo protagonista che in quell’amore scorge eventi funesti, compreso l’inesorabile declino artistico del pittore.
Che fareste voi al suo posto? Lascereste correre gli eventi o scegliereste di porvi un rimedio, qualunque esso sia? Faccenda difficile, vero?
Ed è proprio in queste scomode perplessità che nasce tra i vicoli di una Urbino in pieno Rinascimento, una vicenda che diventa commedia e che tale rimane dalla prima alla… penultima pagina.
Genre: FICTION / GeneralNell’altro, il giovane e affidabilissimo Ventura Mazzi da Cantiano, pose da subito una grande speranza. Dotato di una felice mano, impiegò poco tempo a coinvolgerlo nello studio di Ca’ Condi, un grande casino fuori le mura. In quel villino, provvisto di un immenso salone aperto su tre lati e della luce migliore di Urbino, Ventura si applicava con impegno costante e fecondo, quasi commovente. Era diligente, preciso, forbito nell’eloquio, e pertanto il maestro già lo immaginava ottimo copista e mediatore di committenze.
A Minuccio, sgangherato e imberbe apprendista, affidava invece i lavori in città. Sapeva che mai nulla avrebbe avuto a che fare con la finezza dei colori e le spericolate finzioni amministrative ma, per contro, gli riconosceva una perizia esemplare nel pulire i pennelli, regolare le mescole e in ogni altra preziosa mansione legata all’imprimitura di tele e tavole di piccole dimensioni. Era ignorante come una zappa arrugginita, ma puro come un angelo.
Queste opposte e innate versatilità delineavano per i due apprendisti un’ascesa sociale e un futuro molto diversi. Ventura, in virtù delle puntuali disposizioni di cui godeva, si ritrovava con le sue scarpette a punta già a metà della scala verso l’affermazione, mentre il buon Minuccio, che di doti ne aveva ben poche, restava piantato con i piedi scalzi nella misera terra.
Ma la sorte è una puttana che a volte gode compiacere chi non ha moneta e il dotato cantianese - da promessa che era - si rivelò poco più che un buon copista, spesso relegato a “colorare” figure in secondo piano, mentre l’urbinate, dagli ariosi cantoni del vicolo, si trovò a turbinare per le dorate stanze della corte Roveresca.
Ma questa è un’altra storia.
Language | Status |
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Spanish
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Already translated.
Translated by Gloria Diaz
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Author review: Eccellente professionista, veloce e puntuale. |