Isola di Nias, Indie Olandesi, 1856-1861.
Storia basata su eventi reali lo sbarco della flotta olandese a Lagundri del 10 marzo 1856, la costruzione del forte e lo tsunami che lo distrusse il 16 febbraio 1861.
Con i suoi guerrieri ribelli, Nias è una spina nel fianco dei colonizzatori olandesi. Sullo sfondo i tagliatori di testa e intrighi tra sciamani, a cui fanno da contraltare amori e drammi. L’amicizia che nasce tra un vecchio sciamano votato a innovare la sua gente e un missionario ribelle porta al confronto tra le due culture, e quella dei selvaggi si dimostra spesso meno incivile di quella degli olandesi. Alla fine, sarà lo Spirito dell’Oceano, Sangarofa, lo strumento della giustizia divina.
Genre: FICTION / GeneralQuanto descritto in questo romanzo sui costumi dei Nias e degli olandesi è documentato dalla storiografia ufficiale.
I villaggi di Bawo Mataluo e di Hili Simaetano esistono realmente e sono cambiati poco dal 1800, mentre i personaggi sono immaginari.
L’isola di Nias si trova al largo di Nord Sumatra, in quella che oggi è la Repubblica di Indonesia. Dinnanzi all’isola, nell’oceano Indiano, ci sono più faglie che incrociandosi provocano i terremoti, frequenti e devastanti. E non c’è dubbio che proprio questa natura così ostile e imprevedibile, capace di distruggere ogni opera dell’uomo sia stata il freno al fiorire delle scienze
Fin da quando ne scrivevano il geografo greco Tolomeo e i primi navigatori arabi, Nias è stata circondata da un’aura di mistero e di leggende.
Qualcuno l’aveva chiamata l’isola dorata, sostenendo che di questo metallo fossero composte le sue rocce; qualcun altro narrava che lì l’oro fosse così abbondante che gli indigeni non gli attribuivano valore alcuno, e volentieri lo scambiavano con filo di ottone.
Ma in realtà le prerogative dell’isola erano solo la passione dei suoi indigeni per il collezionismo di teste umane, la sua arretratezza e la suprema bellezza delle sue donne che tutti proclamavano.
Nias non aveva niente che potesse interessare alla Compagnia delle Indie, se non gli schiavi di cui si è continuato a fare commercio sino agli inizi del 1900 grazie a una astuzia del Governo coloniale, pensata per fornire manodopera alle piantagioni dei coloni: lo “schiavismo provvisorio”, malgrado l’Olanda avesse ufficialmente bandito lo schiavismo. E i giovani schiavi di ambo i sessi erano particolarmente ricercati.
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English
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Already translated.
Translated by Lia Garcia
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