L’ultima pagina by Giulia Pretta

Narrativa

L’ultima pagina

Mark Holden è uno scrittore londinese di thriller. A seguito di uno scippo finisce in ospedale, ma a parte qualche ammaccatura e il furto della borsa di pelle in cui conservava la sua agenda, non ha perso nulla. La sua paura di essere vittima di qualche amnesia viene esclusa.

Mark sta cercando di terminare il suo ultimo lavoro, una trilogia che ha come protagonista l’avventuroso Mister Harris, ma il suo sogno è quello di dedicarsi al teatro, come ogni autore inglese che si rispetti. Visto il successo dei suoi thriller, sa che la proposta sarà osteggiata, ma essere il migliore amico dell’editore sarà d’aiuto.

 

L’unico elemento di novità è l’arrivo di una nuova vicina, Judy Morgan. I due legano immediatamente. La ragazza addirittura riesce a trovare un artigiano in grado di rifare la borsa di cuoio rubata: per Mark però questa borsa nuova identica a quella vecchia trasmette una strana sensazione, quasi di déjà-vu. Come se lui e Judy si conoscessero da molto più tempo. Come se l’ipotesi di un’amnesia non fosse più così inverosimile.

Genre: FICTION / Literary

Secondary Genre: FICTION / General

Language: Italian

Keywords: Narrativa

Word Count: 52331

Sample text:

Prologo. Se dei postumi di una sbronza si trattava, Mark non ricordava di averne mai avuti di peggiori. Nemmeno il Rainbow, la specialità del pub sotto casa, lo aveva mai ridotto così. A onor del vero, non aveva mai capito cosa contenesse, ma l’insopportabile retrogusto dolciastro lo rendeva più pericoloso per un diabetico che per i punti sulla patente. Dopo una serata a base di bicchieri dai colori psichedelici ti svegliavi con gli occhi pesanti, la pelle secca e un’inspiegabile eruzione cutanea sulle braccia, ma ora come ora avrebbe fatto volentieri a cambio. Avesse dovuto fare un elenco delle cose che non andavano, sarebbe partito dalla testa, piena di chiodi, per finire con il braccio sinistro, gelido, la sete inestinguibile, il fischio dell’Orient Express nelle orecchie e la spina dorsale fragile, come se avesse avuto un grissino al posto delle vertebre.

Nel complesso, non era nelle condizioni migliori. Sarà stata l’età, sarà stato che reggeva sempre meno l’alcol, ma la cosa peggiore era non sapere cosa diavolo avesse fatto per ridursi così.

E poi non aveva una chiara idea di dove si trovava, né che giorno era né che ora fosse.

Decise di concentrarsi su un problema alla volta, come gli diceva sempre il suo professore di matematica prima degli esami. Il braccio gli dava molto fastidio, tanto da far passare in secondo piano tutto il resto: non riusciva a capire cosa potesse pungere così tanto. Avrebbe dovuto guardarsi intorno piano piano, senza sbalzi, evitando di sbatacchiare il sacco di chiodi annidato dietro la fronte.

 

 


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Already translated. Translated by Cristina García

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