Il cadavere di un’anziana signora viene ritrovato in circostanze misteriose. Pare una vicenda di cronaca come tante dietro alla quale si cela, invece, un intrigo che Vittoria scoprirà grazie alle sue doti sensoriali.
Il paranormale percorre come filo conduttore tutti i racconti della raccolta.
L’architetto Romana Villari, nata a Torino, dopo gli studi classici consegue, con ottimi voti, la laurea alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino con la tesi "Ecomusei, percorsi di ecoturismo sulla via della transumanza" pubblicata in internet a cura del Politecnico e, successivamente, dall’I.R.E.S., istituto di ricerca e sviluppo della Regione Piemonte (che ne divulga un sunto sul sito www.osservatorioecomusei.net). Dopo la laurea si consolida il suo interesse,sviluppato nel corso degli studi, verso lo sviluppo e la rivalutazione territoriale, anche tramite alcune pubblicazioni, e in quest’ambito collabora con il Laboratorio Ecomusei della Regione Piemonte per la ricerca e l’archiviazione di dati sul fenomeno della diffusione degli ecomusei nel mondo. Presta la propria consulenza ad alcune strutture ecomuseali (fra cui l’ecomuseo Dinamitificio Nobel di Avigliana, per la promozione dell’immagine) e presso enti a vario titolo coinvolti nella valorizzazione di patrimoni locali (per es. ha collaborato con gli autori del sito www.valdellatorre,it con la pubblicazione di alcuni articoli tematici su tradizioni e patrimonio architettonico della Val Casternone). Nel 2004 ha partecipato al censimento delle Cooperative di Consumo del Piemonte affiliate a Legacoop Piemonte, cui ha fatto seguito la pubblicazione, per la casa editrice Celid, del libro Testimonianze di mutualità, dove, a fianco dei risultati cognitivi, sono presenti ipotesi progettuali di rivalutazione del patrimonio edilizio legato a questa particolare realtà territoriale. Collabora col Dipartimento di Progettazione architettonica e Disegno industriale della Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino: in questa sede ha recentemente partecipato all’organizzazione di convegni nazionali e internazionali (fra i più recenti, cfr. La continuità e lo specchio. Progettare architetture e paesaggi fluviali, a cura di L. Sasso, ed.Lybra, Milano, 2005). Si diletta nella fotografia ottenendo anche alcuni riconoscimenti (cfr. Catalogo della mostra fotografica del concorso nazionale SCATTIDIVINI, Aprile 2006). Da pochi mesi ha intrapreso l’assidua collaborazione con il quotidiano on line Notiziario delle Eolie, con discreto successo di pubblico lettore.
Era quasi inverno e la prima neve aveva imbiancato lo spiazzo dove la sacerdotessa avrebbe costruito il Cerchio ai piedi del megalite. Con un gruppo di seguaci, lei si ritrovava nelle notti di luna piena nel cuore del bosco al cospetto di un enorme masso erratico scolpito di immagini ancestrali e coppelle, segno tangibile dei secoli di magia praticata nel luogo. La leggenda narrava che il megalite fosse posto all’incrocio di linee sincroniche, di cui ne amplificava l’energia vibrazionale. Senza dubbio era un luogo mistico. Al suo cospetto si provava la sensazione che i corpi sottili entrassero in armonia con la Terra stessa.
Il rituale del Cerchio era il simbolo di profondo legame con la forza terrestre e quello era il luogo perfetto per la celebrazione delle Lune.
Il ritrovo era a Caselette, sotto la rassicurante incombenza del Musinè, la montagna più sacra ed energeticamente particolare della zona che da secoli era stato oggetto di miti e leggende. Sulle sue pendici si potevano trovare pietre graffiate da strani simboli e vegetazione che cresceva a macchie. Era considerato una sorta di antenna naturale che pulsava di energia. Torreggiava di fronte alla Sacra di San Michele, altro oggetto di culto e mistero.
Quella sera, la sacerdotessa e le discepole avrebbero celebrato la Luna della neve. Il manipolo aveva iniziato a ritrovarsi alla Luna del grano.
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