Elio Materassi è uno dei 650.000 Internati Militari Italiani deportati nei Lager del Terzo Reich dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943.
Elio pagò con 20 lunghi mesi di internamento il suo "NO" al nazifascismo, costretto al lavoro coatto come schiavo di Hitler. Dalle sofferenze dei campi di concentramento e dalla miseria del lavoro forzato avrebbe potuto liberarsi optando per la Germania e la Repubblica Sociale Italiana, ma decise di non farlo contribuendo alla prima forma di Resistenza: una pagina di storia non ancora completamente studiata da lasciare in eredità ai giovani.
Per la prima volta insieme Silvia Pascale e Orlando Materassi affrontano non solo la tematica storica degli IMI, ma proprio partendo dall'esperienza personale di figlio di Internato, dialogano sul senso del trauma familiare, del rapporto tra padre e figlio, svolgendo un filo rosso che unisce stima e affinità emotive.
Genre: HISTORY / Military / World War IIBuone vendite
Erano passate le dieci di sera, quando il film stava finendo e passavano i titoli di coda, ci siamo alzati per l’ennesima volta sicuri di non rivedere più il suo volto sorridente. Ciao nonno, lui ci aveva già salutato, con una parola in tedesco, perché con i tedeschi aveva una lunga storia in sospeso, iniziata suo malgrado e controvoglia, tramandata quotidianamente in ogni suo gesto.
Sono rimasto lì dieci minuti pensando che la sua anima fosse già partita, la sua anima sempre giovane, non come il suo corpo, acciaccato dall’età. Era così, anche se non si era del tutto staccata perché i polmoni respiravano ancora aria, in un gesto di accanito e in quel momento insensato attaccamento.
Ciao nonno, ho avuto come l'impressione che davvero esistesse l'anima, tanto era forte il messaggio che volevo consegnarle. Ciao e grazie per quello che ci hai insegnato, rimarrà per sempre dentro di noi, mentre tu, chissà, volerai leggero in un tutto che stento a credere esista, per quanto bello possa immaginarlo, perché quando finisce l'immaginazione inizia le fede, che mi è sempre mancata. Poi sono iniziati i riti. Li ho assaporati, oserei dire quasi gustati, se la parola non fosse troppo blasfema. I riti dei parenti e degli amici che passano da stanza a stanza, vestiti di nero e con gli occhiali scuri, con cui scambi due parole, gli ultimi momenti li ha vissuti così. E sì, è proprio vero, oramai era da tempo che...