La protagonista Carla Pertadi apre il romanzo “Gli istanti si spezzano a metà” iniziando a descrivere i suoi primi trentacinque anni, rivelando sin dalle prime pagine l’esistenza di un segreto che si porta dietro dall’infanzia, quando sognava di diventare una regista di successo.
Già dal primo capitolo Carla inizia a ricordare la sua vita a otto anni, quando viveva in un piccolo paese della provincia di Torino con i genitori, che sembravano avere solo occhi per sua sorella Beatrice, di due anni più piccola di lei.
Carla riesce a trovare sostegno solo nella guida spirituale della nonna, che invece mostra una spudorata predilezione per lei, insegnandole tante cose sulla vita e incoraggiandola sempre a seguire le sue passioni. Sarà la nonna che le insegnerà il concetto degli istanti, spiegandole che gli eventi non accadono all’improvviso, non sono frutto del caso, ma il risultato di qualcosa che si costruisce nel tempo, segno di un ben preciso disegno già tracciato e maturato inconsapevolmente dentro di noi. Gli istanti non sono degli attimi fugaci, ma periodi che si spezzano all’improvviso, tramutandosi in qualcosa, in un bacio, in un gesto, in un’azione, come quella che ha compiuto Carla e che segnerà per sempre la sua vita. L’infanzia di Carla si svolge tra i litigi con la sorella e le ingiustizie dei genitori, tra cui la scelta di regalare a Beatrice un braccialetto smeraldo con un’orchidea, lo stemma del casato della madre, tramandato da generazioni.
L’unica gioia di Carla è quella di girare filmati con la videocamera che le ha regalato la nonna, che la porterà a registrare involontariamente la scena del rapimento di sua sorella ad opera di un gruppo di malviventi che avevano un conto in sospeso con il padre. Carla, invece di consegnare il filmato alla polizia e di permettere così di far rintracciare facilmente i rapitori, preferisce nascondere quella prova, credendo di ottenere per sé tutto l’amore dei genitori, che in quei primi giorni senza Beatrice cominciavano a mostrarle per la prima volta segni di affetto.
Tuttavia, il trascorrere del tempo mostrerà che nessuno sarebbe rimasto più lo stesso, comprese le loro identità: Carla Pertadi diviene Mara Minotti, una ragazza che inizia a crescere insieme ai suoi sensi di colpa. In seguito la famiglia si trasferisce a Torino ed i primi anni non saranno affatto facili. Sua nonna muore dopo che Mara le ha svelato il segreto ed i genitori si dimostrano non così presenti come lei aveva immaginato, mentre Beatrice non viene mai trovata dalla polizia.
Giunge il giorno del suo diciottesimo compleanno e la mamma per l’occasione le regala un vestito con un’orchidea ricamata, lo stemma della sua famiglia. Durante la festa del suo compleanno, trascinata dalla sua compagna di banco e dalla voglia di lasciarsi tutto alle spalle solo per una sera, si ubriaca e le sembra d’intravedere lo spirito di Beatrice. Il giorno dopo si risveglia ancora confusa e la mamma la informa che qualcuno le ha strappato l’orchidea dal suo vestito.
I mesi passano e Mara si diploma con il massimo dei voti e con la convinzione che lo spirito di Beatrice le fosse sempre accanto per proteggerla e per indicarle la strada da percorrere lasciando segnali tramite orchidee. Mara s’iscrive alla Facoltà di Economia, dove ritrova vecchie amicizie che le presentano Paolo, un ragazzo timido di cui s’innamora quasi subito e con il quale uscirà dopo qualche mese. Lui studia giornalismo e le rivela che sta indagando su alcuni rapimenti che si sono verificati in piazza Statuto, un luogo storicamente maledetto. Il giorno dopo Mara chiede ai genitori se sanno qualcosa riguardo le vicende legate a quella piazza, ma il padre reagisce male, esortandola a dimenticare tutta questa storia e facendole involontariamente capire che anche sua nonna stava indagando su questi episodi.
Mara viene a scoprire che in quella stessa piazza era stata rapita anche Veronica, la sorella del padre di cui non aveva mai sentito parlare, per una grave e imperdonabile disattenzione della nonna. Veronica assomigliava tantissimo a Beatrice: per questo il padre sembrava avere una preferenza per lei, perché gli ricordava la sorella perduta. Per lo stesso motivo la nonna preferiva Mara, in quanto non le ricordava il suo orrendo passato.
Grazie ad alcune ricerche svolte con Paolo, Mara scopre che dietro a tutta questa storia ci sono due sorelle di nome Candioski e una strana leggenda che narra di una statua raffigurante un angelo in quella piazza che ogni Natale si anima e rapisce una bambina.
Inizia così ad indagare sul mistero racchiuso in quella piazza, riportando alla luce storie di famiglie distrutte, infanzie difficili, terribili segreti, lati oscuri e nascosti di Torino, pericolose bugie e follia omicida. Una ricerca che l’accompagna nella sua crescita e nella espiazione dai suoi sensi di colpa, che porterà alla tragica fine della famiglia Candioski.
Mara, dopo qualche anno, diventa una direttrice di banca come suo padre e si sposa con Paolo.
Tuttavia, pian piano i due si allontanano, fino al punto in cui Mara scopre che Paolo aspetta una figlia da un’altra donna.
Il romanzo si conclude riprendendo la scena iniziale del libro. Mara, dopo otto anni dal divorzio, decide di uscire per sbarazzarsi una volta per tutte di quel maledetto filmato e ricominciare a vivere, ma incontra Paolo insieme ad una bambina di nome Carla, che tiene al polso un bracciale smeraldo con un’orchidea, sostenendo di averlo ricevuto da sua madre. Si conclude così il più grande istante della vita di Mara.
Genre: FICTION / Romance / GeneralIl libro è stato per molti mesi nella classifica "top 100" di Amazon.
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Prologo
Oggi è il giorno del trasloco, come segnala quella croce sul calendario. Oggi cambio casa, cambio quartiere, cambio modo di essere, cambio vita.
Mia nonna mi diceva sempre che a trentacinque anni una donna trae sempre delle prime conclusioni sulla propria vita. Sono conclusioni parziali, nulla di definitivo, è come se facesse il primo giro di boa. Si può ritrovare seduta su una poltrona, con lo sguardo fisso nel vuoto, e cominciare a rimuginare su tutto quello che le è successo fino a quell’istante. Oppure si può ritrovare come me, su una soffitta un po’ buia e un po’ illuminata, a rovistare tra i ricordi polverosi [...]
Io sono arrivata oggi a trentacinque anni, ma non voglio trarre dei bilanci. Mia nonna mi diceva che nella vita di una donna accadono tante cose, ma gli avvenimenti importanti si possono contare sulle dita di una mano. In questo si sbagliava, io ne ho troppi, e non ci starebbero mai in una mano sola. Eppure ce n’è uno che oscura tutti gli altri, che li rende quasi insignificanti. È apparso pochi istanti fa, mentre toglievo quel velo invecchiato che avvolgeva la mia scrivania da bambina. Ho cercato di racchiuderlo dentro uno dei suoi cassetti per anni, ma è stato tutto inutile. Ho provato a ignorarlo, a dimenticarlo, a far finta che non fosse mai accaduto. Niente. Lui è sempre lì, che rende la mia vita insopportabile, che infanga continuamente tutto il mio passato. Ho rimesso il velo sulla scrivania e sono fuggita dalla soffitta, pronta a imbattermi contro la tempesta dei ricordi.
Ora sono qui, come una trentacinquenne seduta sul suo divano, che però non pensa alla sua vita, ma solo a quel terribile e immutato segreto, che mi porto da quando sognavo di diventare una regista.
Language | Status |
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English
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Translation in progress.
Translated by Taofeekat Arowolo
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Portuguese
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Already translated.
Translated by ADERITO FRANCISCO HUO
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Spanish
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Already translated.
Translated by Carlos Securun
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