Venetiă nigră by Alessandro Vizzino

Un’epopea mozzafiato tra calli e rivi della Serenissima Repubblica

Venetiă nigră

Venezia, 1725.

Un uomo in Baùta si aggira di notte, armato, tra le calli della città.

Il Nobilhomo Nicolò Testier Gritti è un giovane brillante, ambito dalle donne e dedito al vizio. Durante una sua visita al Ridotto s’invaghisce di Elisabetta Pitacchi, che ottiene in pegno dopo una serie di sfide allo Sbaraglino. L’amore fra Nicolò ed Elisabetta si consolida. A Venezia la ragazza conoscerà anche Zanetta Farussi, moglie di Gaetano Casanova e neomamma del piccolo Giacomo.

Alcune settimane dopo, Nicolò incontra Samuele Grozzi, Inquisitore di Stato e personaggio tra i più influenti della città, che il patrizio aveva già incrociato a un rinfresco presso Palazzo Sandi. Il magistrato domanda a Nicolò di recarsi per lui a Cremona, per ritirare un violino destinato ad Antonio Vivaldi. Il giorno successivo, il mercante d’arte Alfonso Bottin si presenta alla residenza di Nicolò per proporre all’aristocratico un dipinto del suo amico Antonio Canal, che Testier decide d’acquistare pagando il mercante con una moneta scalfita.

Nella vita agiata di Nicolò Testier Gritti, però, qualcosa comincia a incrinarsi: sparizioni improvvise, segreti inestricabili, nuove presenze e accuse dalle quali non può scagionarsi inizieranno a spostare la rotta della sua esistenza. Persino Giorgio Aliprandi, Capitan Grande e suo compagno fraterno, non sa più quale strada seguire.

Un pericolo ancora più grande, intanto, incombe sull’intera Serenissima...

Genre: FICTION / Historical / Renaissance

Secondary Genre: FICTION / Thrillers / Historical

Language: Italian

Keywords: Venezia, 1725, Novel, Historical novel, Historical thriller novel, Thriller

Word Count: 70.617

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Sample text:

Capitolo I

26 novembre 1717, venerdì.

Il Sanguis Christi conduceva il grosso della flotta, da buona ammiraglia, anticipato soltanto da alcune fregate da ricognizione e da un paio di vecchie galee. Aveva già varcato la bocca di porto di Lido e mostrava la sua livrea amaranto e ocra al Forte di Sant’Andrea, in direzione del bacino di San Marco.

Ventisei portelloni per lato nascondevano più di cinquanta cannoni stanchi di sparare, dopo averlo fatto per anni tra le acque dell’Egeo e dell’Adriatico, a caccia di teste e anime ottomane.

Circa tre mesi prima, il sedici agosto, Belgrado era stata liberata dal possesso e dalle mire di Ahmed III e della sua armata, grazie all’aiuto dell’esercito di Carlo VI d’Asburgo, guidato alla vittoria, con grande capacità militare, dal principe Eugenio di Savoia. Il conflitto turco-veneziano aveva avuto inizio tre anni addietro, alla fine del 1714, e aveva visto nel 1716 l’ingresso in campo dell’impero asburgico al fianco della Serenissima. Venezia, come sempre, aveva fatto la sua parte, dal Peloponneso a Belgrado, pur perdendo la stessa Morea e le ultime roccaforti di Creta; i trattati di pace che sarebbero seguiti avrebbero ridefinito le linee dei possedimenti internazionali.

Era ormai tempo, però, di tornare a casa.

Il gonfalone rosso con il leone alato svettava sul pennone del castello di poppa del Sanguis Christi e degli altri vascelli da guerra, spinto dalla leggera brezza che puliva quel tiepido pomeriggio novembrino. Il leone di San Marco ondeggiava al ritmo calmo del vento, onorando così il proprio rientro in patria e salutando i tanti concittadini in attesa.


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English
Translation in progress. Translated by A. Louki

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