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Los Angeles, 1958. La vita di Steven, un bambino di dieci anni affetto da schizofrenia, cambia la notte in cui vede un disco luminoso nel cielo. Si sveglia sulla sua terrazza, con il palmo della mano ustionato.
Giorni dopo due agenti dell’FBI bussano alla sua porta. Steven racconta del suo soggiorno alla NASA di Pasadena, dove viene sottoposto assieme ad altri sei “contaminati” alle analisi e alle devastanti sedute ipnotiche, che risvegliano scioccanti ricordi nelle vittime.
E narra soprattutto la sua profonda amicizia con David, il più piccolo dei contaminati: uno strano e misterioso bambino di cinque anni, l’unico che sembra sapere cosa sia realmente accaduto quella notte.
“Star Kid” è una fiaba fantascientifica, e mantiene l’innocenza del filone cinematografico di “E.T. l’extraterreste”, “Explorer” e “Navigator”.
Una storia onirica sull’essere diversi, emarginati e incompresi, descritta con il punto di vista semplice e limpido di un bambino di dieci anni.
Per tutto il romanzo riecheggia un’introspezione psicologica ambigua, tanto da non credere se quello che Steven abbia vissuto sia vero oppure frutto della schizofrenia: infatti, come dice il protagonista stesso, starà a chi legge decidere alla fine se credere oppure no.
100
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Molti lo dimenticano con il passare degli anni, altri invece ne ricordano una minima parte, convincendosi che si sia trattato soltanto di uno strano sogno. Parecchi credono di essere pazzi e in seguito finiscono con impazzire davvero.
La maggior parte delle persone, quando alza gli occhi verso il cielo, vede solo masse gassose che bruciano a milioni di anni luce dalla Terra.
Bisogna essere molto solitari, pazzi, malinconici e profondamente sognatori per vedere altri mondi che ci danno la speranza di non essere soli, al centro di quell’immenso vuoto che è la vita di ogni singolo uomo.
Ci fu chi mi descrisse come un bambino rapito, preso, catturato: eufemismi che si usano per indicare i rapimenti alieni. Ma io non mi sono mai sentito nulla di tutto questo.
Alcuni giornali storpiarono la mia storia e scrissero le cose più improbabili, aneddoti che si trovano nei fumetti di fantascienza. Pochi giornalisti riportarono le mie iniziali o pubblicarono la foto di un anonimo ragazzino di dieci anni.
All’epoca, raccontai ciò che riuscii a ricordare; le stranezze che aggiunsero in seguito, penso siano stati solo innocui espedienti per vendere riviste.
Pochi riuscirono a scoprire il mio vero nome, quell’estate del ‘58. Per tutti gli altri rimasi il bambino delle stelle.
Star Kid.
Language | Status |
---|---|
Spanish
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Translation in progress.
Translated by Federica Bruno
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