Sette stanze by Paola Ferrero

La vita di un uomo ricomincia con il rientro alla casa della sua infanzia.

Sette stanze

La vita di Anton Eastman è giunta a un punto critico. Senza preavviso lascia tutto e si rifugia nella casa in cui è cresciuto, in Italia. Sua madre è morta da anni, mentre lui era occupato a fare carriera lontano da casa e ora si trova in un appartamento semi-vuoto, solo con se stesso e i suoi cinquantatre anni di finzioni. La sua casa, come la sua anima, è piena di fantasmi. Comincia quindi dalla casa, una stanza per volta, a ricostruire un qualcosa che sia suo davvero anche se inseguito da ricordi e incombenze che lo legano alla vecchia vita. Durante questo percorso incontra una giovane cameriera che arriva da fuori città. Giselle, questo il suo nome, diventa col tempo un appiglio per Anton che ancora non ha un equilibrio stabile. Sono due “stranieri” in una città del sud che non dimentica e non smette mai di osservare, sono simili e al contempo molto differenti. Anton arrabbiato e sofferente, Giselle più rassegnata e spaventata. Ognuno dei due con i suoi fantasmi e con dei conti da chiudere con il proprio passato.

Genre: FICTION / Romance / Contemporary

Language: Italian

Keywords:

Word Count: 321.156 with spaces

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Uscito da poco, finora ha venduto una quindicina di copie nel formato digitale. Tra poco sarà disponibile in versione cartacea. Il romanzo è stato finalista del Premio Marcelli. 


Sample text:

La sala da pranzo

 

Anton Eastman guardava dalla finestra del suo appartamento di sette stanze. Era solo, frastornato dal viaggio e dagli avvenimenti dell’ultimo periodo. In realtà era solo da sempre, concentrato com’era sui soldi e sul successo. Almeno fino al giorno prima.

Qualcosa gli si era rotto dentro. Ancora non sapeva cosa, ma era scappato da Londra e dal lavoro in un lampo ed era tornato alla vecchia casa della madre, in Italia. Vuota, polverosa e scura. Aveva aperto le finestre e guardato verso il mare a lungo, cercando di sopire quella sensazione di angoscia che gli stringeva il cuore già provato. Ma non ci riusciva, non bastava “sapere” il movimento regolare di quella massa grigio azzurra vicina ma non visibile da casa, un lento respirare ipnotico senza sosta. Si tolse gli occhiali dal naso, tanto a seguire l’orizzonte ci riusciva anche senza e, una volta agganciata la stanghetta al taschino della camicia bianca, si massaggiò gli occhi stanchi con le dita. Stava per arrivare un bel mal di testa a completare la sua sensazione di essersi perso.

Ma perso dove, non lo sapeva. Era cominciata il giorno prima. Si era seduto alla scrivania e aveva guardato l’agenda con aria assente, ascoltando la voce della segretaria che gli ripeteva cantilenando nel suo accento londinese gli appuntamenti del giorno, senza capire una sola parola di quello che lei gli stava dicendo. Allora aveva sentito una fitta al centro del petto, che aveva razionalmente interpretato come un dolore intercostale dovuto alla sua insistenza nel fare sport nonostante l’avanzare dell’età. Non che fosse vecchio, non esistevano vecchi di cinquantatré anni in Europa. Solo, forse, non esattamente in forma; non dopo l’infarto. Ingobbito psicologicamente dallo stress, teso nella performance ogni dannatissimo istante. Come sempre, da quando era ragazzo. 


Book translation status:

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English
Translation in progress. Translated by Floris Sandru

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