Uno sconosciuto si ritrova legato a un letto di contenzione, in una cella d’isolamento dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Castiglione delle Stiviere. Di nuovo lì, perché? Domenico e Giulia, appena redenti da un passato ai limiti della legalità, apprendono la notizia dai giornali e credono si tratti di Dax, l’ambiguo amico di un’estate che ha cambiato le loro vite, tirandoli fuori dal fango, tra mezzi legali e scorciatoie da strada.
Tra tentativi di mettersi in contatto con quel misterioso internato per scoprirne l’identità, e forse salvarlo da lì, e il tormento dei protagonisti per esorcizzare il loro passato recente, la storia percorre spietata la realtà italiana degli OPG, i vecchi manicomi criminali.
Sullo sfondo, dentro e fuori la nefanda struttura sanitaria, si muove una schiera di personaggi minori, ugualmente protagonisti di una personale disperazione che incontra quella di Domenico e Giulia, ma che non può lasciare indifferente nessuno di noi.
Una storia incredibile ispirata a fatti realmente accaduti, e una denuncia sociale che ci coinvolge tutti.
Nella pancia del mostro è il seguito naturale del ‘romanzo di strada’ Il prezzo che (con il titolo Angeli e Folli) è stato insignito di un premio speciale al Premio Internazionale Città di Cattolica 2015.
Genre: TRUE CRIME / General
Dai report di lettere animate editore, risultano vendute circa 1000 copie dall'uscita.
Mi si snebbiano gli occhi al risveglio, mentre sento di non poter muovere i polsi. Ci metto poco a capire che sono legati al letto: strisce di cuoio, con ogni probabilità. E questa mi pare già una fortuna, visto che in alcuni posti ti legano con semplici strisce di stoffa, strette fino a fare male, che ti bloccano la circolazione e tagliano la pelle a ogni tentativo di movimento. La luce che vedo è quella del giorno, l’unica finestra non ha imposte ma solo sbarre. È chiusa, ma sento lo stesso il vocio degli altri internati nel cortile di sotto e un rumore di ghiaia sotto ai loro passi strascicati e fiaccati dalle terapie coatte e sedanti.
Speravo di non entrarci più, qui dentro, ma ci sono tornato. Sono passati anni, eppure l’odore di malato è sempre lo stesso.
Mi guardo intorno e intuisco, dal tanfo di piscio stantio e di disinfettante che non riesce a coprirlo, che sotto il letto è stato messo un pappagallo per l’urina. Eppure c’è una porticina scorrevole e spessa che dev’essere quella del bagno. Loro però non te lo lasciano usare, ci vanno solo a prendere l’acqua per lavare la padella in cui devi fare i bisogni. Se ti va bene, perché più di una volta ho visto invece pazienti legati, lasciati lì ad agitarsi nelle proprie feci, bagnati di urina e sporchi fino alla punta dei capelli.
Per questo dico che mi è andata bene, anche stavolta: ho conosciuto posti dove solo un buco nella rete metallica permetteva di espellere gli escrementi senza doverci rantolare dentro, a parte il fatto che si veniva legati da nudi e la rete era quasi sempre arrugginita e sporca delle schifezze di chissà quanti altri prima di noi.