Nel nome by Raffaele Perelli

Italia degli anni settanta. La mafia cresce. Un capitano dei carabinieri cerca di contrastarla usando tutti i mezzi che ha a disposizione.

Nel nome

Italia degli anni settanta.

Un capitano dei carabinieri nato nel cuore dell'oltrepò pavese, svolge il suo servizio in Calabria. Le 'ndrine si stanno organizzando in una mafia che guarda ai nuovi confini degli affari di un Europa post-industriale.

Lui cerca di contrastarle ma si ritrova solo senza uno stato che lo supporti adeguatamente, anzi! Non tutti gli uomini delle istituzioni dimostrano un altezza morale degna del ruolo che rivestono.

Quindi dovrà trovare dentro se tutte le risorse per non cedere ad una possibile deriva della propria etica.

Tra mille dubbi proverà a far si che il buon nome della benemerita continui a brillare.

Una donna gli entrerà dentro prepotentemente e lui anche per amor di lei cercherà di risolvere un caso piuttosto ingarbugliato.

Genre: FICTION / Action & Adventure

Language: Italian

Keywords:

Word Count: 34000

Sample text:

Gruppetti di turisti perlopiù oriundi si aggiravano al mattino per le vie del paese, passeggiavano per le bancarelle alla ricerca di qualche piccolo affare, qualche piccolo inutile oggetto, che inutilmente avrebbe riempito case già stracolme di superflue cose. Svogliati ma tutto sommato allegri, giravano per quei banchetti di cianfrusaglie, inconsapevoli di un dramma che poche ore prima si era consumato. L'aria era tetra per via del fatto che la notte una bella ragazza era stata trucidata e forse prima anche violentata.In quell'aria per un imperscrutabile mistero, nauseabondo l'acre odore del crimine stava lentamente riempiendo ogni angolo della ridente cittadina.Un giovane capitano dei carabinieri forse poco convinto del ruolo che rivestiva stava chinato su quel corpo martoriato che nonostante tutto conservava una cupa e sensuale bellezza, che rapidamente in quel caldo mattino, umido e saturo di nulla, lentamente ma inesorabilmente lasciava spazio alla più triste putrefazione. Uno squarcio sull'addome all'altezza dell'ipogastrio, provocato, probabilmente da un colpo di lupara caricata a palle legate, certamente sparato da non più di due o tre metri, era come una inequivocabile firma. Stesa supina sul selciato, la testa appoggiata su di un muretto scalcinato, il vestitino estivo alzato fino all'inguine e senza mutandine; quel corpo immobile stava esanime, come una dolorosa statua dormiente in un vicolo cieco con le gambe divaricate, dando l'impressione della più bieca profanazione di un essere del creato. Il bianco vestito della festa era stato sempre lavato e stirato con cura, si sapeva quanto potesse tenerci, e vederlo ora lacerato dal colpo mortale e macchiato di sangue rappreso, che a chiazze striate ricordava la corteccia di un albero, dava una pena che anche gli occhi più insensibili all'orrore si sarebbero stretti in un miserevole diniego.


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