Ci sono storie che hanno la capacità di lasciarvi senza fiato. I mondi sommersi vi toglieranno a poco a poco il respiro. Realtà e finzione si fonderanno insieme e non tutti saranno capaci di tener loro testa. Vi sentite pronti per questa avventura?
Genre: FICTION / Alternative Historyhttps://www.amazon.it/dp/B0C6VTZKPY
Era un sabato di un’estate tardiva. Mi svegliai spossato come dopo un’attività fisica, con un gran mal di testa che mi percuoteva le tempie, come fossero prese a stilettate. Nonostante fossi a petto nudo, in boxer, e scoperto, le coperte giacevano mezzo riverse a terra sul parquet, ero tutto sudato. Forse le avevo buttate sul pavimento proprio perché sentivo caldo. La frangetta mi si era appiccicata alla fronte.
Un incubo?
Non ricordavo di aver sognato.
O sì? Ci pensai meglio. In effetti, qualcosa era accaduto. Stropicciai gli occhi acquosi.
Riemergevo da un incubo informe e sfuggente. Non ricordavo niente di più di vaghi fotogrammi di me che correvo nel buio. Il mio turbamento unito al malessere che mi bucava le ossa, però, mi portavano a credere che si fosse trattato di un sogno orrendo.
La casa era silenziosa e afosa. Mi alzai, indolenzito, e mi recai nella piccola cucina. Era immersa nel buio, solo qualche lama di luce filtrava dalla tapparella della portafinestra non del tutto abbassata. Doveva essere presto, i raggi del sole arrivavano ancora indolenti rigando le grosse piastrelle che calpestavo con i piedi nudi.
Sentivo, nell’aria ferma, la casa che non respirava, come morta (in senso figurato, ovvio). Qualcosa non quadrava. Non era un sabato come gli altri, era un sabato sbagliato. Non avrei saputo dire il perché. Poi mi convinsi che la vita scorreva come ogni santo giorno; lo feci aggrappandomi al fatto che era solo mattino presto, quindi i miei genitori stavano dormendo ancora nella loro stanza a un passo dalla mia. Pensai alla mia sorellina Lara, cinque anni appena, per una normale associazione. La vidi placida che riposava nella sua cameretta azzurra o in quella di mamma e papà, dato che chiedeva accoglienza un giorno sì e l’altro anche. Dunque, non c’era niente di strano.
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English
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Already translated.
Translated by Lia Garcia
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