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Beryl è una principessa ribelle e testarda, innamorata dei libri e assetata di avventure: quando scopre che suo padre vuole far sposare lei e le sue tre sorelle a dei principi dei regni vicini, scappa dal castello di Lynterwood.
Fin da ragazzina, un sogno la tormenta, quasi ogni notte: una rosa d’oro stritolata da lunghe dita nere. Aiutata da tre animali parlanti, un cavallo, un falco e uno scoiattolo che sembrano conoscerla molto bene, Beryl parte alla ricerca della Rosa d’Oro, per recuperare la memoria che le è stata rubata con un incantesimo.
Ben presto ricorda che la Rosa d’Oro altri non è che Gilbert, il suo primo amore, trasformato in fiore dalla perfida strega Xella.
La strega, durante il viaggio della principessa, tenta in tutti i modi di ucciderla, sfruttando anche il fascino del suo servitore Keanian, un mezzo elfo dalle fattezze umane che cerca di far innamorare Beryl.
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Il ragazzo era seduto sull’erba, davanti a lei, e la osservava imbarazzato. Come ogni volta, teneva una rosa d’oro in mano. Il cielo era limpido, nessuna nuvola all’orizzonte minacciava quell’afosa giornata estiva.
Quando le porse il fiore, una nube oscura calò dalla volta celeste, che all’improvviso divenne cupa. Due lunghe dita nere avvolsero la rosa d’oro. Il ragazzino trasalì e le mani si avvinghiarono attorno al suo collo.
Beryl si svegliò di soprassalto, sudata e in preda al panico.
Quasi tutte le notti le capitava di fare lo stesso sogno e il ragazzino era sempre il medesimo: con gli occhi blu e i capelli biondi.
Sapeva con certezza che i suoi incubi erano iniziati da quando, poche settimane prima, aveva compiuto sedici anni.
Non riusciva a ricordare chi fosse il ragazzo, ma era sicura che la bambina dai lunghi capelli ramati, alla quale lui regalava la rosa d’oro, fosse lei.
Aveva cercato più volte di svegliarsi, prima che quelle dita nere soffocassero il ragazzino, ma non c’era mai riuscita. Ogni volta, qualcuno alla fine del sogno li divideva.
Sentì bussare alla porta e si levò a sedere sui cuscini.
Sua sorella Beatrix fece irruzione nella camera. «Ma sei ancora a letto? Alzati e vestiti, tra poco saranno qui.»
«Non mi sento in vena di ricevimenti» rispose lei.