A seguito della tumultuosa campagna d’Italia iniziata da Napoleone, in Toscana, il 6 maggio 1799 ad Arezzo scoppia una violenta ribellione contro i francesi. La rivolta che avrebbe fatto tremare i francesi prese il nome di "Viva Maria", un grido che riecheggiava per unire il popolo contro l'occupazione. Guillaume, un ufficiale degli ussari, si trovò improvvisamente coinvolto negli scontri armati con i ribelli.
Costretto a fuggire con i commilitoni per salvare la propria vita, Guillaume viene ferito da una fucilata e cade da cavallo. Lea, una giovane ebrea che esercita la medicina, lo soccorre e lo cura. Tra loro, nasce un amore contrastato ma profondo, e Guillaume affascinato dalla forza e dal coraggio di Lea, prende una decisione che avrebbe cambiato il corso della sua vita: disertare l'esercito per restare con lei.
Il loro cammino per raggiungere la comunità di Lea, in cerca di aiuto si rivela pieno di ostacoli, resi ancora più insormontabili dall'insurrezione che imperversava contro l'occupazione francese e l’odio acceso verso gli ebrei ritenuti collaborazionisti. Tuttavia, un incontro inaspettato con un prete dal passato oscuro offrì loro una via d'uscita. Guillaume, che riconobbe la sua vera identità, prima si scontrò duramente poi stabilì con lui un patto.
Mentre i familiari di Lea scappavano per raggiungere Siena, considerata un rifugio sicuro, furono colpiti da una sorte crudele. Arrivati troppo tardi per poter intervenire, Lea e Guillaume furono costretti a fuggire di nuovo, consapevoli entrambi che le loro vite sarebbero cambiate per sempre e non potevano più tornare indietro.
Nella disperazione, si apre una luce di speranza. In un intreccio di destino e opportunità, emerge una soluzione inaspettata. In un Europa dilaniata dalle guerre, Guillaume, l'ateo giacobino, e Lea, l'ebrea, riescono a trovare un modo poter realizzare il loro sogno d’amore E mentre la Toscana venne sconvolta dall’azione di figure come Napoleone e i suoi generali, Horatio Nelson e Francesco II imperatore d'Austria, Alessandra Mari, detta la “Pulzella di Toscana”, Vittorio Alfieri, poeta e drammaturgo, assistette a Firenze agli eventi come testimone e attore della storia che si svolgeva di fronte ai suoi occhi.
Genre: HISTORY / Europe / ItalyUn vento freddo e pungente soffiava per le strade di Arezzo una mattina d’inizio febbraio del 1796. Gli aretini si affrettavano a sbrigare le loro faccende per rinchiudersi velocemente nelle loro case e nelle botteghe dove potevano riscaldarsi al fuoco. Quel giorno però gli animali sembravano tutti nervosi, i cavalli inquieti, i somari che restavano immobili, i cani che abbaiavano senza motivo, le galline che si agitavano come se fosse entrata una volpe nel pollaio, un sinistro presagio. La popolazione festeggiava il carnevale perciò, quando non lavorava, si lasciava prendere da scherzi e libagioni che spesso si concludevano in eccessi che non erano ben visti dalle autorità civili e religiose.
La gente era però troppo distratta dalle loro occupazioni e dagli eventi carnascialeschi e molti non fecero neppure caso quando qualcuno più avveduto ebbe la sensazione che stesse per accadere qualcosa di brutto e si recò in chiesa a pregare in solitudine per non allarmare gli altri.
Quando la prima scossa di terremoto fece vibrare la città, le case tremarono e qualcuna mostrò delle crepe. Caddero frammenti di cornicioni, qualche tegola e un po' di calcinacci. La popolazione, spaventata si riversò nelle strade. Dopo quella scossa ne sarebbero seguite altre trenta, tutte piuttosto forti e chiaramente percepite dalla popolazione.
“El tremoto! El tremoto!” Gridarono alcune donne che attingevano l’acqua alla fonte di Piazza Grande, quella che Giorgio Vasari aveva progettato secoli indietro sul modello degli acquedotti romani per approvvigionare la città; lasciarono le loro brocche per terra e corsero istintivamente verso le botteghe vicine per trovare rifugio.