Ritorna l’ex capitano dei Carabinieri Marco Redaelli.
L’antieroe, che si è fatto amare nella “La tela del diavolo”, si ritrova coinvolto suo malgrado in un caso dove oscure atmosfere medioevali si mescolano con un incredibile progetto scientifico.
Un susseguirsi di eventi che ruotano attorno ad una strana indagine in cui sono coinvolte bambine che sembrano comparse dal nulla e dove la morte ha l’aspetto conturbante di un’assassina spietata che adora essere nuda quando uccide.
Un romanzo che apre scenari inquietanti sulla stessa Genesi e dove le risposte sembrano essere ancora più sconvolgenti delle domande.
Una mano secca e bianchissima scivolò oltre l’orlo del mantello nero che celava una piccola figura rannicchiata, raccogliendo con cautela il piccolo libricino che le era caduto accidentalmente.
Una deprecabile imprudenza che aveva fatto fuggire le tre sacerdotesse prima che avessero finito di raccontarsi i loro maledetti peccati e che commettessero inoltre chissà quali altre azioni disgustose.
«Peccato!»
Il mormorio sembrò uscire sibilando dall’ampio cappuccio che ne celava completamente i lineamenti, poi la figura scivolò via leggera, compiaciuta dalla certezza di aver raccolto ugualmente un già consistente numero di prove.
La sacerdotessa Madre sarebbe stata sicuramente soddisfatta del suo lavoro.
Avrebbe portato le peccatrici di fronte all’Inquisitrice e finalmente si sarebbe fatta la giusta pulizia all’interno del Tempio.
Gli unici suoi dubbi riguardavano il misterioso libro a cui avevano accennato le sue consorelle ed il comportamento che avrebbe dovuto tenere verso la novizia.
L’aveva riconosciuta benissimo mentre oltrepassava guardinga la soglia illuminata dalla luna e si stava chiedendo se doveva inserire anche lei nel rapporto alla sacerdotessa Madre.
Poi le vennero in mente gli occhi di Giovanna, uno sguardo a volte sfrontato, acuto, che difficilmente si abbassava per primo.
“La superbia è un grave peccato”, pensò.
E non ebbe più alcuna perplessità.