Alexandra Riley crede di non avere più tempo. Mancano ormai pochi giorni a Natale e i suoi affari vanno talmente male che presto sarà costretta a cedere la “Rosie’s Dolls”, la piccola azienda di bambole lasciatale dalla madre Rose nella cittadina inglese di Bristol. Così nella sua vita irrompe James Jenkins, consulente finanziario incaricato da un’azienda rivale e molto potente di acquisire la sua attività, ormai destinata al fallimento.
Nel frattempo, davanti al suo negozio di bambole, Alexandra incontra la piccola Cassandra. La bambina desidera avere in regalo Sandy, la bambola di Natale che Alexandra aveva ricevuto in dono da sua madre tanti anni prima.
Ma chi è in realtà James Jenkins e per quale motivo sembra conoscere Alexandra tanto bene? Perché Alexandra si convincerà di non avere davvero più possibilità di salvezza?
Costretta a fare i conti con gli inganni e con i tradimenti subiti nel corso della sua esistenza, Alexandra dovrà considerare l’idea di perdere, oltre alla sua azienda e alla sua bambola di Natale, anche il cuore. Intanto la notte di Natale si avvicina.
La storia di un amore che persiste immutato, oltre al tempo, al dolore, alle ferite del passato.
Perché il vero amore concede sempre una seconda occasione.
CAPITOLO 1
È già mattina. I primi raggi di sole filtrano fastidiosamente dalle persiane della mia finestra obbligandomi a coprire gli occhi con la mano. Non che abbia dormito molto questa notte. E nemmeno la notte precedente, se devo essere sincera. Devo comunque decidermi a compiere lo sforzo sovrumano di alzarmi dal mio accogliente e morbido letto per andare ad aprire la porta. Se è chi credo io, mi chiedo perché insista a suonare il campanello e non utilizzi le chiavi che ha ormai già da tempo.
La mattina tutti i problemi e le preoccupazioni si ripresentano, in modo ancora più pressante e oppressivo. Non posso fingere che non esistano, non posso tentare di affogare le preoccupazioni e l’ansia nelle pagine di un libro illudendomi di vivere un’altra vita, un’altra realtà. Lo farei volentieri se potessi, almeno per un giorno o due.
Mi trascino in qualche modo fino alla porta. Rischio di inciampare in tutto quando sono costretta ad alzarmi appena sveglia, senza il tempo per riprendere consapevolezza del mio corpo e dei miei movimenti. Sì, potrei davvero inciampare in tutto, compresi i miei stessi piedi e oggetti inesistenti.
«Leah…» Infatti, come sospettavo. Tanto che non mi sono premurata nemmeno di lavarmi la faccia e assumere un aspetto decente, prima di andare ad aprire. «Ma perché non usi le tue chiavi per entrare?»
«Non si sa mai! Potrei trovarti con un uomo a fare chissà cosa… e chissà dove… magari in soggiorno o addirittura in cucina! Come nei film. Non hai mai visto quante volte lo fanno in cucina?»
«No, Leah. Forse non le ho mai contate.»
«Fai male, mia cara. Dovresti prendere ispirazione!»