In una notte di tempesta a Berlino, il Diavolo – Satana in carne ed ossa – viene arrestato dalle forze dell’ordine in una delicata operazione segreta. La notizia esplode sulla stampa suscitando ovunque meraviglia e apprensione, e la macchina giudiziaria umana si attiva per organizzare un grande processo televisivo e giudicare il Diavolo in diretta mondiale.
L’evento di importanza universale coinvolge tutti: capi di stato, leader religiosi, giornalisti, scienziati, ma anche demoni, streghe e angeli. Come in un antico duello, il Bene ed il Male si fronteggiano aspramente nelle aule giudiziarie. E quando l’imputato salirà a rendere la sua deposizione, dinanzi a una platea ostile e incredula, le sue parole sconvolgeranno ogni aspettativa, ribaltando le premesse e mostrando un altro lato della verità, una verità da sempre nascosta tra le righe delle antiche Scritture.
Sulla falsariga di un romanzo giudiziario, si tratta di una sofisticata commedia a sfondo filosofico, il primo libro che racconti la religione dal punto di vista del nemico.
«Procedimento n.666. La comunità internazionale contro Lucifero Satana, detto Belzebù. Accusa: aver dannato il mondo.»
- seconda classificata al Premio nazionale “La Tavolozza”, Salerno 2005;
- terza classificata al Premio nazionale “Il Parnaso delle muse”, Martina Franca 2005;
- prima classificata al Premio “AlberoAndronico”, Roma 2008;
- attestato di "Ingegno della letteratura" al Premio “Città di Crispiano”, 2008.
Un lampo rischiarò le strade bagnate della città trasformando le ombre indistinte della notte in sagome spettrali, e un tuono gli tenne dietro facendo vibrare gli edifici. Sotto una pioggia incessante due auto della polizia coi lampeggianti accesi si fermarono bruscamente sotto le insegne della metropolitana di La Fourche, a Parigi, facendo emergere un gruppo di agenti armati. L’allarme del personale ferroviario era giunto mezz’ora prima rendendo necessario un rapido intervento.
«Sembrava un drogato» raccontò il bigliettaio, «pallido, con le occhiaie, ma aveva… aveva quelle cose sulla fronte.»
Gli agenti osservarono le immagini delle telecamere a circuito chiuso. Un individuo si aggirava nelle gallerie del metrò, in jeans, con aria sporca e trasandata, senza una meta precisa. Qualcosa di insolito tra la chioma ricciuta.
«Deve essere un trucco…» disse il tenente, «ma qualora non lo fosse, teniamoci pronti a tutto.»
Il gruppo scese nelle gallerie debolmente illuminate, in un’aria fredda e umida, tra le sparute persone che la popolavano, fino a individuare il sospetto.
Si dirigeva verso il corridoio di una linea ferroviaria.
«Cosa ha sulla fronte?» domandò qualcuno.
«Forse una deformazione…» rispose il tenente.
Fu visto passeggiare vicino ai binari, mentre un convoglio arrivava scuotendo la galleria. Non sembrava volesse partire; rimase immobile sulla banchina lambita dal vento a osservare il treno che si fermava e i pochi passeggeri che salivano e scendevano, finché andò dietro a una ragazza che si dirigeva all’uscita.
Gli agenti lo controllavano a distanza, sentendo i passi echeggiare verso l’uscita. Quando in cima alla lunga scala mobile udirono la ragazza urlare, intervennero.
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Translated by Jonnathan Macchi
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