Aurelio Porfiri così esordisce nel suo libro: “Sono vissuto in Cina, Macao per la precisione, per ben sette anni. Sette anni in cui ho imparato a conoscere un poco di più la difficile realtà della Cina moderna e le sue grandi sfide e contraddizioni. Se si ha a che fare con la Cina sarà molto facile ad un certo punto imbattersi con il nome del Cardinale Joseph Zen, al momento vescovo emerito di Hong Kong.
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Il Cardinale Joseph Zen, figura di punta della Chiesa cinese, non è certamente tipo che le manda a dire. Le sue “osservazioni” dirette al modo in cui la Cina è governata ai nostri giorni infastidiscono – e molto – il governo centrale, tanto che al Cardinale non è permesso rientrare nella Cina continentale, da cui proviene. Molti osservatori di cose cinesi si dividono sul suo nome, tra chi ne favorisce l’atteggiamento di duro confronto e chi invece stigmatizza la mancanza di diplomazia”.
Il libro è un’intervista col Cardinale Zen, nella quale si tratta della natura del comunismo cinese nei suoi rapporti con la Chiesa e il Vaticano. Il popolo cinese non è materialista, anche se i cristiani di varie confessioni continuano ad essere una piccola minoranza. Il Cardinale evidenzia come la classe dirigente cinese sia sostanzialmente attaccata a un potere che vuol dominare il più possibile sulla popolazione e sulla Chiesa stessa.
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Il Cardinale parla con molta franchezza: «Il comunismo non si regge, il che vuol dire a un certo momento, quando il comunismo è arrivato al potere, c’è il potere! Non c’è più il marxismo: non c’è, in Cina non c’è il marxismo. E allora quelli che si sono accorti che non c’è più il marxismo, che non c’è più niente al posto del marxismo,cominciano anche a dubitare, a pensare, ma ci sono quelli che tengono duro al partito, al potere [batte un pugno sul tavolo ndr]: quelli vogliono sfruttarlo come riescono! Questi qui, purtroppo, comandano. Quelli lì comandano, minacciano tutti: è tutto un paese di schiavi! Magari quelli che pensano bene non hanno occasione per mettercisi, perché loro magari non sono troppo capaci nella lotta al potere, non sono troppo interessati ad avere soldi e allora diventano i più deboli».
Non si proibisce l’esistenza dell’episcopato, ma lo si vuole soggetto al potere. Dalla Santa Sede giungono direttive a mantenere una linea di sottomissione nell’idea sbagliata, a giudizio del Cardinale, che una condotta mite e accondiscendente possa favorire il dialogo e la pace.
Genre: RELIGION / Christianity / CatholicUna intervista con uno dei Cardinali più coraggiosi della Chiesa Cattolica, in prima linea anche durante il movimento Occupy Central in Hong Kong.
La Cina oggi
Vorrei cambiare argomento e andare un pochino sulle cose attuali chiedendole questo: dal '49 la storia della Cina è cambiata drammaticamente, perché appunto i comunisti hanno preso il potere e quindi da quel momento abbiamo questo governo comunista. Prima di andare un po' dentro alle questioni un po' più dettagliate, volevo chiederle: a me sembra che i governi comunisti abbiano paura della Chiesa Cattolica, del Vaticano... Di cosa hanno paura?
Loro vogliono controllare tutto! Chiunque voglia anche intervenire in qualche modo, loro hanno paura. Vogliono controllare tutto, vogliono essere padroni di tutto. Hanno paura di tutto quello che non riescono a controllare!
Però, scusi, praticamente quello che io ho capito è che loro hanno paura dell'ingerenza del Vaticano nei loro affari interni. Questo: che il Vaticano possa entrare nei loro affari cinesi. Però in realtà anche, che so, la Coca-Cola, cioè una compagnia enorme...
Quello che io dico!
… cioè loro stanno in America, eppure in Cina mandano i loro dirigenti!
Lo dico sempre! I vescovi li volete fare voi e questi presidenti delle compagnie li mandate voi? Li scegliete voi? No, vengono...