Questo volumetto conclude il confronto fra la speculazione bruniana e la tradizione del pensiero aristotelico. Ora Giordano Bruno considera le obiezioni della tradizione aristotelica all'esistenza di un corpo universale infinito in movimento interno (creativo e dialettico) infinito. Demolendo e disgregando le premesse dell'impostazione aristotelica la riflessione di Giordano Bruno ridetermina e riqualifica le tradizionali nozioni di spirito e di materia, innovandole in radice e sospingendole verso una rivoluzionarietà, capace di mantenere sempre uniti l'aspetto teoretico e il momento pratico della riflessione e del pensiero.
Genre: PHILOSOPHY / History & Surveys / RenaissanceI don't follow any of my book sales.
Nella serie dei dialoghi che costituiscono l’insieme dell’opera bruniana intitolata De l’Infinito, Universo e mondi diversi sono i luoghi nei quali il filosofo nolano riferisce o lascia trasparire il riferimento ad argomentazioni contenute nel De caelo aristotelico.[1] L’occasione costituita dall’insieme di tali riferimenti (espliciti od impliciti) può così dare inizio ad una non breve serie di raffronti ed osservazioni, che definiscano la relazione di opposizione sussistente fra la dottrina aristotelica e quel ritorno alla speculazione prearistotelica sull’infinito che contraddistingue, come nota originaria e fondamentale, la posizione critica bruniana.
OSSERVAZIONI SUL RAPPORTO
FRA IL DE CAELO ARISTOTELICO E LA POSIZIONE BRUNIANA
Secondo la strutturazione argomentativa aristotelica cielo, principio del movimento e finitezza stanno insieme:[2] solamente in questo contesto si può dare apparenza al movimento come variazione di posizione di un corpo (velocità) ed alle sue opposte cause della leggerezza e pesantezza.[3] L’apparente negazione infinitistica del cielo (del termine) proposta dalla critica bruniana porta invece con sé una differenza infinita, che vale da un lato l’inamovibilità della Causa, dall’altro la sua infinita espressione operativa. Qui, allora, non si può dare alcun termine medio che costituisca il principio d’ordine di qualunque, inclusa, opposizione.[4]