8 gennaio 1642, ore 14:12: alla periferia di Firenze, presso villa Il Gioiello, lo scienziato pisano Galileo Galilei racconta ai suoi figli la strana e dolorosa vicenda che lo vide prima accusato di eresia, poi processato ed infine costretto all’abiura dai cardinali del Sant’Officio.
10 ore dopo, alle ore 00:12, mentre il respiro comincia a diventare più lento ed affannoso, Galileo assicura ai posteri la validità delle sue scoperte non rinnegandole per l’ennesima volta, proclamandosi un fedele cattolico prima di emettere l’ultimo respiro.
Un libro, quasi un diario autobiografico, scritto in maniera magistrale, con un linguaggio semplice e diretto. È scorrevole persino quando l’autore annota date ed eventi storici con rigorosa attendibilità, tratti dalle carte del processo a Galileo conservate presso l’Archivio Segreto Vaticano, gelosamente custodite dal prefetto mons. Sergio Pagano.
Un’opera divulgativa davvero straordinaria: ne rimarranno stupefatti gli appassionati, felici gli studenti, entusiasti gli uomini di scienza e grati quelli religiosi, visto che l’opera si chiude con l’assoluzione definitiva pronunciata da San Giovanni Paolo II il 31 ottobre del 1992, a 350 anni dalla morte del matematico pisano.
Genre: HISTORY / Middle East / GeneralIn italia il libro ha avuto sin da subuto un grande successo di pubblico e di critica
Un sacerdote che scrive di Galileo Galiliei, e lo assolve in Cassazione, c'è un valido motivo per cui le radio e televisioni NAZIONALI lo hanno scelto.
La mia storia (in breve)
Che mi chiami Galileo Galilei questo ormai è noto a tutti. Sono nato a Pisa il 15 febbraio del 1564, il giorno dopo San Valentino: probabilmente, i miei genitori non avevano un modo diverso per festeggiare.
Nel 1580 m’iscrissi presso l’Ateneo pisano, a mio modestissimo parere, il più importante del mondo. Ma non lo finii mai; mia madre non me lo perdonò et sovente mi urlava: «Galileo: soldi et tempo sprecati!».
Lei voleva che diventassi un frate domenicano, ma la predica et il latino non erano nelle mie corde. Io gioivo quando un’equazione mi sorrideva, le stelle mi osservavano o il mare mi sussurrava. Per mantenermi, cominciai ad impartire lezioni private a ragazzi così asini che il mulo di mio nonno si poteva candidar all’accademia del Disegno di Firenze per una cattedra illustre.
Per fortuna, almeno di notte, potei dedicarmi ai miei maestri preferiti: Euclide et Archimede.
Di questo periodo fu “la Bilancetta”, un piccolo libricino (i miei posteri lo chiameranno trattato), nel quale spiegai il funzionamento della bilancia idrostatica per la determinazione della densità dei corpi. Nel 1587, a Roma, conobbi Cristofaro Clavio, un gesuita tedesco tutto d’un pezzo. Insegnava matematica nel Collegio Romano. Fu il primo ad ascoltarmi. Et fu sempre lui ad incoraggiarmi ad andare avanti con le mie scoperte sul sistema solare. Nel 1592, nella città di Padova, insegnai matematica presso l’Università. Questo la mattina; nel pomeriggio, continuavo a dare lezioni private ai somari, et cosa più ridicola ma allo stesso tempo entusiasmante, iniziai a vendere compassi geometrici, bussole, squadre et altri strumenti.
Language | Status |
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French
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Already translated.
Translated by Marta Zofia Czarska
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Spanish
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Already translated.
Translated by Federico Renzi
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