A volte è meglio fissare l’attenzione, testardamente, su un solo particolare nella speranza di intuire un disegno più grande. Un disegno che non si avrebbe il tempo di esaminare per intero. Figuriamoci il tempo di capire.
Allora, forse, una sola impressione è un obbiettivo più ragionevole. Non un’impressione corretta, non un’impressione definitiva. Solo un elemento, una cosa intesa al volo, per un attimo, al solo scopo di strapparci di mente un pensiero o un'emozione.
«Ma lei che cosa crede di fare, non ho capito?»
«Faccio quello che voglio. Devo rendere conto a lei?»
«Non ha visto che stavo tenendo il posto?»
«No. Si dà proprio il caso che non l’abbia visto. Che lei era lì più avanti e che solo dopo che mi ero già seduto mi si è avvicinato con questa storia del posto. Come se ai Giardini Pubblici si potessero riservare i posti!»
Il litigio andava avanti. Ora ai due si era anche aggiunto il padre del ragazzo. Nessuno dei tre era un habitué del parco. Non li avevo mai visti prima.
«Guardi, glielo dico subito così la facciamo finita, con ‘sta storia: se lei ha pensato di venire qui… e di guarire, ecco: si sbaglia di grosso.»
«E lei cosa ne sa?»
L’uomo non voleva sentire ragioni. Non aveva ceduto il posto al padre del ragazzo sulla sedia a rotelle. Sembrava determinato ad aggrapparsi, piuttosto, alle assi della panchina.
«Tanto è inutile, mi ascolti. Non ci può far niente. Lei ora viene pieno di speranza ma non è così... Non è per questo…»
«Ma lei cosa ne sa? Lei ha forse l’esclusiva? Lei ne sa più degli altri?»
«Certo!»
«E perché? Ma senti questo. Ma che cosa saprebbe più di chiunque?»
La cosa si stava facendo così fastidiosa, così greve che sarei davvero fuggito a gambe levate. Mi sarei volentieri evitato tutto quanto. Se non fosse stato che proprio non potevo. E non solo perché, alla mia età, correre non era più un’opzione. È che da un momento all’altro sarebbe, forse, potuta arrivare la mia salvezza.