Avere metodo by Matteo Magnani

Che cos’hanno in comune un orfano dimenticato in un solitario avamposto di frontiera,

Avere metodo

una telefonista di un call center che rientrando a casa trova il suo appartamento ricoperto di vernice nera, o un annoiato sultano che colleziona talenti in giro per il mondo al solo scopo apparente di popolare la sua nuovissima città? Forse niente. Forse l’ingiustizia di come il mondo potrebbe essere migliore di quello che è, se solo fosse meno assurdo.

I tredici racconti di Avere Metodo galleggiano in attesa di una risposta che non arriva a una domanda che qualcuno, all’ultimo momento, si è dimenticato di fare. Sono racconti che evocano persone che sembra di aver già incontrato, luoghi da cui forse siamo già passati. Ma senza accorgercene, perché le loro azioni sono i nostri atti mancati. E i loro rimorsi sono le nostre dimenticate vittorie.

Alcune storie hanno modo di svilupparsi più di altre; alcune trame sono prestiti da sogni in cui avevano tutt’altro significato. Sono ciò che ne resta, al risveglio, quando il senso vero delle cose sembra come evaporato. Ma nessun discorso sul Metodo viene mai fatto; nessun sottinteso viene svelato. Forse non c’è tempo; forse, tanto, non avrebbe più importanza.

Genre: FICTION / Romance / Short Stories

Language: Italian

Keywords: Ironia, Self Publishing, Racconti, Opera prima, Eclissi, Sogni

Word Count: 90900

Sample text:

Un vento sterile e inarrestabile percorreva la steppa, trascinando il proprio sibilo aspro di polvere lungo il profilo ondulato della pianura. Quando irrompeva fra le vie deserte e silenziose del paese, trascinava ancora fra le sue pieghe tenui ricordi di odori, di spezie consumate, di fiori; di donne invisibili, forse. Ma duravano solo per un istante; poi non era che un continuo rimescolare la sabbia. E sgualcire il legno delle case, i tetti riarsi dalla solitudine.

Il villaggio era un mucchio di case grigie, tutte uguali. Lunghe assi imbarcate e annerite facevano da muri, da infissi, da tetto. Il legno sottile si torceva e si screpolava sotto la carezza estenuante di un sole distante e instancabile; a poco a poco non ne restavano che le venature, perché la polpa, fra un anello e l'altro, si seccava e si disfaceva. La pianta del paese era un quadrato orientato secondo i punti cardinali; ogni casa aveva la stessa forma, la stessa altezza, lo stesso colore. Sorgevano talmente a ridosso le une alle altre che porte e finestre si aprivano a stento. La sera le case erano difficili da riconoscere. Impercettibili segni sulla porta, o sassi sul sentiero, permettevano quasi a tentoni di ritrovare la strada. La mattina, abituati gli occhi alla luce abbagliante del suolo polveroso, dopo un lungo attimo di esitazione, ci si lasciava di nuovo alle spalle la porta. Per tornare a un'altra giornata di lavoro.


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