Tra le Alpi svizzere sorge l’Albion College, una scuola speciale in cui non si entra per merito, ma per diritti ereditari. In quel luogo remoto, al centro di un’Europa multiculturale sospesa tra mito e realtà, cinque ragazzi si troveranno a vivere un’incredibile avventura a cavallo del continente alla scoperta di se stessi e delle loro radici.
Tra amori che nascono, amicizie guadagnate, perse e ritrovate, tradimenti e rivelazioni sconcertanti, i protagonisti scopriranno di essere legati da un inaspettato destino comune: un destino chiamato leggenda.
Albion, edito da limited edition books, ha venduto oltre 4000 copie tra cartaceo e copie digitali.
Ha ottenuto 200 recensioni su Goodreads,
120 recensioni su Amazon,
é stato recensito da oltre 50 blog di settore.
I Cinquedraghi non erano una famiglia qualunque.
E non lo erano neppure i loro funerali.
Tre Lancia Thesis di colore blu erano parcheggiate una di fianco all’altra nel cortile interno di Palazzo Cinquedraghi. Attorno alle macchine si scambiavano di posto i carabinieri in borghese e gli ex membri dei corpi speciali. Marco li seguiva con lo sguardo, mentre si spostavano secondo geometrie oscure e bisbigliavano ai loro auricolari. Evidentemente suo padre voleva approfittare del funerale dell’anno per impressionare opinione pubblica e avversari politici esibendo una scorta da rockstar. Alzò gli occhi verso l’imbocco della scalinata elicoidale. Sui gradini, accanto alle colonnine appaiate, stazionava l’ennesimo uomo della scorta, ma non c’era ancora traccia dell’onorevole Tommaso Cinquedraghi.
Marco, vestito di nero dalla testa ai piedi, cominciava a pensare di aver lasciato la sua camera troppo presto. Era arrivato in cortile innervosito dal cellulare che continuava a squillare, esasperato dagli avvisi di e-mail e messaggi che sembravano un fiume in piena e dall’andirivieni di amici che venivano a rendere omaggio alla famiglia. Giunto in cortile, non aveva smesso di muoversi, consumando i sampietrini a forza di camminare su e giù. Aveva una strana frenesia e la voglia di lasciarsi quella giornata alle spalle, in un modo o nell’altro.
Voleva "sfangarla", per usare una parola che a suo nonno non sarebbe piaciuta. Poi si sarebbe occupato di ciò che era diventata la sua vita, ora che essere solo aveva assunto un significato così radicale. Il pensiero che suo nonno non ci fosse più gli suonava, ancora a distanza di tre giorni, più che altro bizzarro. Era una sorta di sproposito, dinnanzi al quale si riscopriva diffidente, come di fronte a una mezza verità che stona con il buonsenso.