Questo non è un romanzo, un trattato politico, una raccolta di poesie o un saggio.
È una favola, una storia di fantasia più o meno reale.
Quindi fate attenzione, leggetela con leggerezza, o potreste correre il rischio di rimanere bloccati da qualche parte, dietro a qualche linea immaginaria.
Una retta bianca tracciata nella notte taglia in due una città. Da oggi, impossibile attraversarla. Su un lato della Linea, un esercito di militari e poliziotti capeggiati dal Generale, dall’altro, milioni di persone senza capi ma accomunati da due parole: No Linea. Una favola moderna di Enrico Astolfi, scenograficamente illustrata da Aladin Hussein Al Baraduni.
Il libro è uscito da pochi mesi. Ancora non ho dati sulle vendite. Le presentazioni stanno andando molto bene e l'editore è soddisfatto.
L’aria è tersa, il cielo tende al grigio, un silenzio spettrale ammanta qualsiasi forma, ogni dettaglio. In questo momento mi trovo alla testa di una muraglia umana (si contano quasi 750.000 anime) ivi sopraggiunta, di spontanea volontà, con l'intento, unico e valoroso, di riprendersi la parte della città che, senza motivo, è stata sottratta alla popolazione.
Se si guarda dall'alto, questa sorprendente moltitudine multirazziale ha assunto, dopo vari stiracchiamenti, colpi di coda, allungamenti, una forma rettangolare, è un blocco denso, granitico che avanza silenziosamente.
Non vi nego che vedere questa massa di gente, così geometricamente ordinata, interporsi al sontuoso arrivo di 3.000.000 di celerini, soldati e volontari dall’occhio felino, è uno spettacolo toccante. Il rapporto tra forze dell’ordine e manifestanti deve essere sempre quello: tre a uno. Dato di fatto, indiscutibile, rispettato fedelmente anche in questo lembo di terra.
Altrettanto vero è che ogni esercito ha un suo generale. Qui trattasi di un uomo di mezza età, capelli brizzolati tirati all'indietro, indossa un'elegante e splendente divisa. Ha un'espressione dura anche se gli occhi sono vuoti di qualsiasi tensione iraconda. Tiene le braccia parallele al corpo, impugna un megafono. Dietro di lui i soldati se ne stanno immobili e silenziosi. Riesco a distinguere manganelli, pistole, fucili, mitragliette, mazze da baseball, catene, lanciarazzi, forche, coltelli. Le ultime le tengono i volontari che le alzano al cielo come per infilzarlo.
Language | Status |
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Spanish
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Translation in progress.
Translated by FRANCISCO RODRIGUEZ DEL RIO
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