Il passo del ragno by Gabriella Grieco

"Vieni" disse il ragno alla mosca. "Non correrai alcun pericolo: c'è la rete."

Il passo del ragno


Marila e Francesco si incontrano, si piacciono, si sposano. Una vita semplice e tranquilla. In apparenza. Un passato poco chiaro influisce sul presente e sugli altri personaggi: il Ragno, l’ombra e la mosca.
Sola una cosa è chiara: il Ragno è un assassino, la mosca è la sua vittima. E l’ombra? L’ombra è fumo...
Il lettore viene trasportato nell’inferno in cui lentamente si trasforma la vita dei due protagonisti, ma fino all’ultimo, fin quando il Ragno non si svelerà in tutta la sua rabbiosa violenza, ne ignorerà il perché.

Genre: FICTION / Thrillers

Language: Italian

Keywords: Thriller psicologico, Ombre, Sospetti, Piccolo paese

Word Count: 39095

Sales info:

Il libro, dopo il periodo iniziale in cui è entrato nella top 100 di Amazon per il genere thriller, continua una vendita costante. Ancora oggi, a 6 anni dalla pubblicazione, vendo. C'è da tenere conto che non l'ho mai messo in offerta gratis.

Ha più di venti recensioni positive, in maggioranza a cinque e quattro stelle. Ce n'è anche una sola negativa ma, come dico sempre, nessuno può piacere a tutti.

 


Sample text:

Era la morte sotto mentite spoglie.

Era l’ombra di una vita che non era più.

L’ombra prima del ragno.

Una voce nei suoi sogni (incubi)  - ***** ***, non mi lasciare – 

In quello spazio vuoto, in quella sospensione del suono, si celava la sua vita di prima.

Prima.

Adesso, era ragno.

Silenzio. E polvere. Tutto è  silenzio e polvere nella vecchia casa abbandonata.

Polvere spessa, pesante. Densa. Strati su strati di polvere che rivestono i mobili di una cappa cinerea, come dolorosa tappezzeria. Persino l’aria è polverosa, composta da immobili granelli sospesi. La caligine che opprime il cuore è la stessa che aleggia nella stanza. La casa è grande, ben arredata, ma rovinata dall’incuria dell’abbandono, ingrigita nel silenzio. Una vecchia signora morente, incartapecorita e sola.

Una figura nella semioscurità, seduta in poltrona, un tavolino intarsiato di fianco. Sembra fatta di ombra, inanimata. Soltanto un dito che tamburella lento e monotono sul bracciolo di cuoio ne rivela la vita. Di fronte a essa, una finestra con i vetri opachi per la sporcizia. Sono anni che nessuno li lava. Sul tavolino un telefono cellulare, l’unico oggetto privo di polvere. I movimenti sono minimi, solo lo stretto necessario per sopravvivere. Bere. Mangiare. Dormire. (Poco). Tutto il resto è mummificata silenziosa attesa. L’ospedale è alle sue spalle. Anni di follia e di dolore. Tempo appartenuto a un’ombra cui non è stato concesso di morire. Lo squillo improvviso del telefono violenta l’aria immota. Il dito cessa il suo battere uniforme.  


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