In un antico monastero benedettino della Baviera, poco dopo il mille un dotto abate compilò un originale commento al Cantico dei Cantici, quel magnifico libro della Bibbia che ha in sé passione e altissima poesia, dedicandolo ad un giovane re : Enrico IV di Franconia, il re che si umiliò a Canossa per ottenere il perdono da papa Gregorio VII. E questo cantico seguì il re per sempre.
Ripercorrendo la vita di questo sovrano la cifra che più di ogni altra balza agli occhi è la solitudine. Solitudine di bambino, rimasto orfano del padre ad appena sei anni; solitudine di adolescente, rapito dai nobili a 11 anni e cresciuto lontano dalla madre, amata e buona ma forse non del tutto all’altezza del difficile compito di reggente; solitudine di giovane re, impegnato a realizzare un difficile progetto politico contro i grandi del regno e a favore di nuove classi sociali emergenti nelle città, abbandonato da tutti e perennemente in lotta contro forti coalizioni nemiche. Infine solitudine di vecchio sovrano tradito dai figli e fatto prigioniero. Accanto a questa però vi è anche la cifra del coraggio indomito e della fede incrollabile nel suo ruolo sacrale di re “ per diritto divino” che ci restituisce una figura drammaticamente complessa e a volte contraddittoria, ma in un certo senso più umana e vicina di quanto una certa storia ci abbia tradizionalmente tramandato.
1647 posto nella narrativa storica di amazon
Prologo
Il vento ha mille voci: mormora tra i rami carichi di foglie nuove e accarezza i petali dei primi fiori; canta le sue canzoni sull’acqua che scorre nei fossi ai lati dei quali le canne stanno come verdi sentinelle; soffia leggero a rinfrescare le fronti sudate di coloro che lavorano sotto il sole cocente dell’estate; fischia rabbioso tra i comignoli dei tetti portando neve a raffiche o sferzando la superficie del mare che pare gemere sotto i suoi colpi e ribellarsi come un cavallo imbizzarrito. Il vento porta con sé le voci dell’eterno, del tempo che non c’è più e che, tuttavia, torna e rivive, senza che ce ne accorgiamo, a nutrire la nostra mente e il nostro inconscio. Ascoltando le sue canzoni o le sue grida, i suoi fruscii e le sue sferzanti frustate, possiamo forse immaginare ciò che un tempo lontano altri uomini vissero e sentirono? Nel silenzio del bosco o di un campo che si abbandona all’ultimo sole del tramonto estivo e si prepara ad osservare le luci eterne delle stelle sopra di sé, il vento ci porta sussurri e pianti, amori e tradimenti, sogni e dolori che ormai appartengono al passato e che pure sono identici ai nostri.
Language | Status |
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French
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Already translated.
Translated by Valerie Silvestre
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Author review: veloce e accurata, il lavoro è stato svolto con grande professionalità. |